Perché si diventa volontari?
Per amore del prossimo. Per amore del mondo o forse anche per amore di sé, per uscire dall’isolamento e potersi confrontare con l’altro, il diverso alla ricerca di una comunicazione feconda per entrambi.
Le ragioni possono essere molteplici, forse una per ogni persona impegnata nel settore.
Per ragioni politiche, per insofferenza verso i vuoti lasciati dalla comunità sociale, dalle istituzioni, e, quotidianamente, dal proprio ambito familiare.
Tra i criteri comunemente utilizzati nel definire l’azione volontaria, occupa un posto di rilievo quello della gratuità, intesa in senso negativo come assenza di retribuzione per le prestazioni del volontariato ed in senso positivo come atteggiamento etico che privilegia il fine solidaristico ed altruista rispetto a quello utilitarista.
I volontari devono continuamente chiedersi perché fanno certe cose, perché dedicano tanto tempo all’impegno gratuito, in fondo devono chiedersi chi glielo fa fare?
Infatti la vera differenza insita nell’azione volontaria è la spinta motivazionale, è il Perché.
Le persone arrivano all’impegno volontario per tante strade ed in tanti modi diversi, ognuno ha le sue ragioni che vanno valutate e non nascoste: molti giovani si avvicinano con la speranza di un lavoro (chi può giudicare di fronte ad un problema così drammatico e diffuso?), altri per la ricerca di amici, altri di senso per la propria vita; le persone anziane hanno e portano tanti e vari motivi per arrivare a fare volontariato. Ogni persona deve essere accolta per ciò che è, ma può essere aiutata a crescere nell’impegno.
Ognuno ha i suoi tempi, le sue modalità, il suo livello di consapevolezza: l’importante è condividerlo e confrontarlo con quello degli altri, dalle persone vicine, a coloro che in altri contesti hanno fatto le stesse scelte.
Certamente, quali che siano le motivazioni, il volontariato diventa essenziale nella società odierna in cui il sistema del welfare è insufficiente.
Voler assicurare il benessere solo con le leggi è una assurda pretesa, perché le istituzioni, per quanto vicine ai bisogni, non possono certo soddisfarli tutti.
Al di là della legge e di quanto essa possa offrire, è necessaria una presenza continua, un conforto, una amicizia che possa rassicurare .
Dalla riflessione sulla realtà di disgregazione ed abbandono causata dalla crisi del welfare state, si delinea sempre più nitido il progetto di servizio alla società, per risanarla e colmarne le carenze.