La zucca è il simbolo di Halloween, una festa che soltanto da qualche anno sta prendendo piede in Italia, ma che nei paesi anglosassoni è ben consolidata e vede protagonista proprio quest’ortaggio, utilizzato per la realizzazione della Jack-o’-lantern, che catturerebbe gli spiriti maligni.

Importata in Europa dai coloni spagnoli dall’America, col suo allegro color arancione e il suo sapore dolce e vellutato, è la regina degli ortaggi d’autunno.

Appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae e arrivò in Europa nel XVI secolo, per poi diffondersi in Italia, soprattutto nel settentrione, e diventare l’ingrediente principale di tante ricette tradizionali.

Calorie della Zucca

È un ortaggio davvero poco calorico. Infatti, 100 grammi di zucca gialla apportano soltanto 18 calorie. Tra le diverse sostanze nutrienti della zucca ci sono moltissime vitamine, dalla A alla B alla C. In particolare, come forse vi lascerà immaginare il suo colore arancione, possiede moltissimo betacarotene, il precursore della Vitamina A, un antiossidante davvero potentissimo, che limita la formazione di radicali liberi e aiuta anche nella prevenzione contro i tumori. Oltre ad un alto quantitativo di vitamine, possiede anche un altissimo numero di fibre che migliorano il transito intestinale, riequilibrando la flora.

La zucca è ricca di Omega-3, che aiuta a ridurre il colesterolo del sangue, abbassando la pressione sanguigna e migliorando la circolazione, evitando quindi l’insorgere di ictus, infarti e altre malattie cardiovascolari; è un valido aiuto contro la ritenzione idrica grazie al suo altissimo quantitativo di acqua. Favorisce infatti la diuresi e aiuta l’organismo a liberarsi dalle tossine e a sgonfiarsi. Allo stesso tempo, migliora la salute delle vie urinarie ed elimina i parassiti intestinali, contro i quali rappresenta una vera e propria medicina naturale!

Da provare in caso di semplici cistiti.

Ansia e Stress

La zucca aiuta anche a liberarsi dall’ansia e dallo stress. Questo perché contiene magnesio, un rilassante muscolare naturale che apporta benefici psico-fisici immediati. Contiene inoltre triptofano, sostanza che aiuta nella produzione della serotonina, utile contro l’insonnia e la depressione.

La zucca è consigliata in particolare se si soffre di disturbi del sonno oppure di squilibri ormonali, come quelli che possono colpire le donne in menopausa. Il consumo del succo di zucca, e della stessa polpa di zucca, è inoltre indicato da parte della medicina naturale in caso di scompensi ormonali durante l’adolescenza e la menopausa.

Infine, possiede proprietà antidiabetiche e antipertensive, come rileva uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università del Massachusetts e pubblicato sul “Journal of Medicinal Food”. I ricercatori hanno osservato che tra i nativi americani il diabete di tipo 2, l’ipertensione e l’obesità mostrano un’alta incidenza, ed è opinione comune che ciò sia dovuto al brusco cambiamento di dieta avvenuto in queste popolazioni.

Da una dieta tradizionale a basso contenuto di zuccheri, i nativi americani sono passati a una ipercalorica, basata su cereali raffinati, bevande dolcificate, grassi saturi e idrogenati e simili. Per gli studiosi si è trattato di stabilire se un ritorno alla dieta tradizionale, a base soprattutto di mais, fagioli e zucca, fosse stato in grado di aiutare la comunità degli indiani a combattere queste malattie.

La risposta è stata positiva: dagli studi condotti è risultato che, tra questi tre alimenti, il più efficace nel controllo del metabolismo degli zuccheri, e quindi nel mantenere regolari i livelli di glicemia nel sangue e nel favorire un riequilibrio del peso corporeo, è di gran lunga la zucca, che diventa l’ortaggio più indicato nella prevenzione e nella cura del diabete, ma anche del sovrappeso e dell’ipertensione.

Un’altra ricerca sulle virtù antidiabetiche della zucca è stata pubblicata sulla rivista “Chemistry and Industry”. Questo secondo studio arriva alla conclusione che la zucca, grazie alla sua proprietà di riparare le cellule pancreatiche danneggiate dal diabete, potrebbe in futuro essere utilmente impiegata, in forma di estratto, come un efficace sostituto dell’insulina.

Dott.ssa Valentina di Giovanni

Fonte: www.ilvescovado.it

Che stile di vita è raccomandato durante una pandemia?

Frequentemente i miei pazienti mi fanno questa domanda, pertanto, ho deciso di realizzare questo articolo per essere ancora più vicina a loro in questo periodo di “semi-isolamento” domiciliare.

E’ importante partire dal cibo. Cosa mangiare?

Ecco un decalogo che ho realizzato:

  1. Mangiare cibi proteici, come pesce, carne, uova, latte, legumi;
  2. Mangiare tutti i giorni frutta e verdure fresche di stagione;
  3. Non bere meno di 1,5 litri di acqua al giorno;
  4. Seguire una dieta varia e bilanciata;
  5. Assicurarsi un adeguato apporto nutrizionale;
  6. In caso di patologie o malnutrizione assumere integratori adeguati alle necessità;
  7. Non digiunare;
  8. Riposare regolarmente;
  9. Fare esercizi almeno un’ora al giorno!;
  10. Alla dieta aggiungere integratori immunostimolanti.

Prima di cominciare una dieta è fondamentale seguire il parere di un esperto ed affidarsi al nutrizionista di fiducia.

Per qualsiasi informazione non esitare a contattarmi!

Dott.ssa Valentina di Giovanni – Biologa nutrizionista

Integrazione Alimentare!

Biohealth Italia nasce nel 1999 con l’obiettivo di dare corpo al concetto di Integrazione Minerale Evoluta. 

Nel corso degli anni perfeziona e sviluppa il concetto di integrazione alimentare ponendo particolare attenzione a:

  • origine delle materie prime. La preferenza viene sempre data ai fornitori che possono certificare l’origine del principio attivo, alle materie prime preparate ed estratte in Italia o in paese certificati attraverso i controlli più severi;
  • selezione delle materie prime che garantiscono la miglior biodisponibilità e nel contempo l’assenza di effetti collaterali. Si commercializza così il primo (e al momento unico) citrato tribasico di potassio e magnesio che offre la più alta percentuale di cessione del principio attivo;
  • composizione dei propri prodotti. Ricercando e sviluppando brevetti e formulazioni che possano offrire la più ampia e nel contempo particolareggiata visione di benessere;
  • ricerca di forme farmaceutiche innovative con cui veicolare i proprio preparati. Nascono così i primi (e al momento unici) integratori in compresse a lento rilascio, con la più alta concentrazione di potassio e magnesio, in grado di garantire un’efficace copertura delle 24 ore con sole due somministrazioni giornaliere.

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La perdita dei capelli è un fenomeno fisiologico.

La caduta dei capelli, generalmente, è un fenomeno che riguarda l’avanzamento dell’età; tuttavia, questa affermazione non è del tutto corretta in quanto esistono molti soggetti che fin da giovani mostrano un diradarsi progressivo della chioma, fino a creare spazi in cui il capello non ricresce. Il problema non è squisitamente maschile, ma può colpire anche le donne.

La denominazione patologica riferita a questa condizione è chiamata alopecia.

Le cause della perdita di capelli possono essere diverse:

●    fattori genetici

●    fattori ormonali

●    malattia prolungata

●    stress

La perdita dei capelli nell’uomo, generalmente, comincia con un diradarsi della chioma all’altezza delle tempie: per questo motivo viene detta comunemente “stempiatura”.

I capelli, inoltre, cominciano a diradarsi anche al centro della testa dando vita a spazi dove la ricrescita non avviene più.

L’interazione tra fattori genetici, squilibri ormonali e carenze di proteine può giocare un ruolo fondamentale verso la calvizie. Nelle donne, invece, la perdita dei capelli si può avere durante la gravidanza o dopo il parto.

Quali sono i rimedi per la caduta dei capelli?

Il trattamento va adeguato in base alla causa che genera la caduta. Infatti, se per esempio la perdita dei capelli è dovuta all’assunzione di un particolare farmaco, il problema può essere ovviato con la sospensione del farmaco stesso, qualora sia possibile.

Si possono utilizzare shampoo e prodotti delicati, che rispettano il PH della cute ed effettuano un’azione nutriente e idratante.

Per rinforzare i capelli è possibile applicare per tre o più mesi delle fiale contenenti micronutrienti adatti al cuoio capelluto. G

razie all’azione nutriente di questi prodotti, possiamo aiutare i capelli a rigenerarsi e rinforzarsi. Ci sono anche rimedi naturali a base di erbe che svolgono un’azione nutriente e rinforzante.

La vitamina B è un altro nutriente essenziale per la salute dei capelli. Si può trarre beneficio anche da massaggi con oli essenziali. Esistono diverse essenze vegetali che stimolano l’ossigenazione del cuoio capelluto, come geranio, rosmarino e alloro.

Qualora queste manchino con la dieta, oppure in casi di aumentato fabbisogno, si possono assumere degli integratori specifici per la salute dei capelli.

Le informazioni riportate non devono in alcun modo sostituire il rapporto dottore-paziente; si raccomanda al contrario di chiedere il parere del proprio medico prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio o indicazione riportata.

Ufficio Stampa

Per informazioni, contatti e marketing invia una mail a info@advsocialmarketing.com o farmaebenessere@libero.it

“La rinite allergica è un processo patologico in cui si verifica un’infiammazione della mucosa nasale provocata dall’esposizione a una sostanza nei cui confronti si è sviluppata una sensibilizzazione”

La causa della rinite è da legarsi ad un’alterata reattività del sistema immunitario dell’organismo.

Quest’ultimo ha lo scopo di difenderci dall’aggressione da parte degli agenti esterni come virus e batteri, compito che svolge grazie alla produzione di anticorpi e all’azione di particolari cellule.

Nei soggetti allergici si verifica una maggior produzione di un particolare tipo di anticorpi, le IgE, che riconoscono come “aggressori” sostanze assolutamente innocue (che cioè nelle persone non allergiche non determinano alcuna reazione).

La rinite allergica si manifesta quando l’organismo entra in contatto con pollini, peli e forfore di animali o gli acari della polvere, detti anche allergeni. Nell’arco di pochi minuti dall’avvenuto contatto con l’allergene si verifica una reazione (fase immediata), cui segue una fase tardiva, infiammatoria, che si verifica alcune ore (4-8) dopo l’esposizione allo stimolo.

Queste reazioni sono dovute all’effetto di particolari sostanze (mediatori) che vengono liberate da cellule presenti nella mucosa nasale in seguito al contatto con l’allergene; la principale e più nota di queste è senza dubbio l’istamina che rappresenta il principale responsabile della comparsa dei sintomi della rinite allergica.

Il principale fattore di rischio consiste nell’appartenere a una famiglia di allergici(ereditarietà).

La percentuale di persone che soffrono di rinite allergica varia in relazione alle diverse popolazioni.
Si calcola che la malattia colpisca fra il 5 e il 35% della popolazione (con picchi di poco inferiori al 50% in Africa) con una prevalenza, cioè un numero di nuovi casi, fra l’1 e il 40% nella rinite con manifestazioni stagionali e fra l’1 e il 18% nella rinite perenne. E si tratta di cifre in costante aumento, tanto che si stima che nel 2020 il 50% dei bambini soffrirà di rinite allergica. Osservazioni effettuate in Italia mostrano come fra il biennio 1994-95 e quello 2001-02 la presenza di sintomi di rinite nel corso dei 12 mesi precedenti lo studio sia passata dal 13,8 al 18,9% nei bambini di 6-7 anni e dal 31,6 al 35,1% negli adolescenti di 13-14 anni, con un incremento rispettivamente del 5,2% e del 4,1%

Occhi arrossati, fastidio, lacrimazione, prurito: disturbi tipici di chi soffre di congiuntivite allergica

L’occhio rosso rappresenta in realtà un sintomo molto comune, probabilmente il più comune fra i sintomi oculari tanto che si stima che il 15% delle visite effettuate dall’oculista siano proprio dovute all’occhio rosso.
La sua presenza suggerisce un’infiammazione che può interessare la congiuntiva, la membrana che riveste l’interno delle palpebre e la sclera, il bianco dell’occhio, e talvolta anche l’interno dell’occhio.

Responsabili dell’infiammazione possono essere cause banali (per esempio l’esposizione al sole, al vento, ma anche all’aria inquinata), l’infezione da parte di virus o batteri, problemi di ridotta lacrimazione, reazioni allergiche, una serie di malattie (a carico del sistema immunitario e di altra natura) e anche l’esecuzione di terapie locali.

Ovviamente in base alla causa che l’ha provocatae all’eventuale interessamento della sola congiuntiva piuttosto che di strutture interne all’occhio, vi sarà la necessità di interventi differenti.

Come orientarsi dunque se ci si accorge di avere gli occhi arrossati?
Come fare a sospettare se si tratta di un problema legato all’allergia o ad altro disturbo?

L’oculista, il medico di famiglia diventano i punti di riferimento per una diagnosi corretta e una risposta terapeutica adeguata.
E’ importante però entrare in confidenza con i sintomi oculari che si avvertono per facilitare il lavoro dello specialista. Vengono in aiuto alcune caratteristiche con cui il disturbo si presenta e che possono essere valutate con relativa semplicità.
Conoscere alcune domande chiave cui rispondere può perciò aiutare a seguire la strada più corretta.

Ecco dunque cosa chiedersi se si scopre di avere gli occhi arrossati

Le prime domande, importanti perché aiutano a individuare un problema severo per il quale rivolgersi immediatamente al medico, riguardano il dolore,la vista, la presenza di fastidio se esposti alla luce.

L’OCCHIO FA MALE?

La presenza di dolore suggerisce la possibilità di un problema più serio di una banale congiuntivite, per esempio un’uveite, un’abrasione della cornea o una sua infiammazione (cheratite) piuttosto che un glaucoma acuto. Di conseguenza se la risposta a questa domanda è “sì, è presente un dolore moderato o severo” è opportuno fare subito riferimento al medico o, meglio, allo specialista oculista, a maggior ragione nel caso in cui il dolore si accompagni a compromissione della vista.

CI VEDO BENE? LA VISTA E’ IN QUALCHE MODO DIMINUITA?

Un disturbo improvviso della vista deve essere sempre valutato tempestivamente dallo specialista.

E’ interessato un solo occhio o i disturbi sono bilaterali?

In genere la congiuntivite allergica si presenta con sintomi bilaterali, mentre per esempio le infezioni batteriche e virali colpiscono inizialmente un occhio per coinvolgere l’altro subito dopo. Altre condizioni invece, come il glaucoma acuto ad angolo chiuso, le iriti, l’herpes e le abrasioni corneali sono monolaterali.

Non esiste un solo segno clinico che ci permette di riconoscere una allergia oculare. Il prurito è l’unico sintomo sempre presente. L’associazione con occhio rosso, lacrimazione e fotofobia ci indirizzano verso una diagnosi di congiuntivite allergica.

Associazione Volontari “Farma e Benessere”

scrivici: farmaebenessere@libero.it

“I probiotici sono batteri amici che vivono e lavorano nel nostro tratto gastro-intestinale e costituiscono la nostra prima linea di difesa da malattie e disturbi”

La prima intuizione la ebbe, alla fine dell’Ottocento, lo scienziato ucraino Ilya Metchnikoff (premio Nobel nel 1908 per i suoi studi sull’immunità antinfettiva) che puntò la sua attenzione sul latte fermentato, chiedendosi se non fosse in questi ultimi il segreto della longevità dei pastori caucasici, grandi consumatori di questa bevanda, battezzata yoghurt.

L’ipotesi era che i latti fermentati apportassero microrganismi in grado di ridurre i batteri cattivi “putrefattivi”.

Dall’intuizione di Metchnikoff è nata una lunga serie di studi per giungere fino ai giorni nostri e al concetto moderno di resistenza alla colonizzazione e dell’utilità di somministrare microrganismi in grado di incrementare le capacità del nostro organismo di resistere all’intrusione di germi patogeni. Ci sono numerose prove a supporto di questa teoria.

Nel trattamento delle diarree infettive (che sono la maggioranza), un sostegno può sicuramente essere offerto dai probiotici attraverso l’assunzione di batteri vivi capaci d’interagire favorevolmente con la microflora intestinale.

Da recenti studi risulta che, nei bambini, i probiotici sono in grado di ridurre del 66% diarrea ed effetti collaterali a carico dell’intestino dovuti agli antibiotici.

Anche negli adulti i probiotici, se assunti contemporaneamente alla eritromicina e ad altri farmaci antibiotici, sono in grado di mitigarne gli effetti indesiderati.

Risultati positivi anche per quel che riguarda le allergie alimentari ed è nota l’importanza della microflora intestinale per lo sviluppo del sistema immunitario nel neonato.

L’assunzione dei probiotici offre un valido aiuto anche a chi è intollerante al lattosio (quindi incapace di spezzare questo zucchero nei due frammenti che lo compongono: glucosio e galattosio) che così può inserire nel suo regime alimentare i prodotti derivati dal latte e garantirsi le loro proprietà nutritive.

Altri studi hanno dimostrato l’utilità dei probiotici nel prevenire le manifestazioni cutanee dell’eczema allergico e nel ridurre i disturbi legati all’acne giovanile, nel prevenire le infezioni ricorrenti delle vie genito-urinarie (cistiti, infiammazioni genitali).

Per concludere, una recente ricerca ha dimostrato che nei soggetti che hanno consumato per tre settimane latte fermentato con particolari ceppi di Lattobacilli acidofili e di Bifidobatteri, i globuli bianchi del sangue si sono mostrati più aggerriti nei confronti dell Escherichia coli e si è registrato l’aumento di certi anticorpi (IgA, cioè immunoglobuline) diretti specificamente contro la Salmonella typhi.

Ma quali fattori possono turbare l’armonia dei batteri intestinali?

Ve ne sono molti: lo stress, l’uso dei farmaci che contrastano l’acidità gastrica, la menopausa a causa delle modificazioni ormonali, l’avanzare dell’età, l’uso degli antibiotici, un regime dietetico squilibrato, l’eccessivo consumo di alcool.

In tutti questi casi è particolarmente utile l’assunzione di probiotici per ripristinare l’equilibrio della flora intestinale.

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Associazione Volontari “Farma e Benessere”

scrivici: farmaebenessere@libero.it

Parole Chiave: Salute, Benessere, Volontariato, Medicina, Medico, Farma

della Dott.ssa Giada Carleo – Farmacista

Per difendersi meglio dal freddo intenso e dai malanni di stagione, oltre ad indossare indumenti pesanti, anche la buona tavola può essere un valido alleato.

Quando le temperature sono basse è possibile consumare alimenti che ci permettono di contrastare il freddo, fornendo all’organismo un adeguato apporto calorico ed una sferzata di energia. Alcuni alimenti infatti hanno la capacità di riscaldare l’organismo e potenziare il sistema immunitario; il regime alimentare deve essere sempre vario e bilanciato ma le zuppe e le minestre sono le regine dei pasti invernali, anche perché sono piatti unici facili da preparare, nutrienti e a misura di dieta, e contrastano il freddo come pochi altri piatti. In generale l’abbinamento fra cereali e legumi caldi è perfetto sia in termini nutrizionali che di approvvigionamento di cibo sano e antiossidante. Ci sono 3 gruppi di alimenti in particolare che sono essenziali per scaldare e completi dal punto di vista nutrizionale: zuppevegetali e frutta secca. Gli altri cibi vanno alternati mantenendo la centralità di questi, utilissimi per l’organismo.

Legumi – Sono fra i cibi più ricchi di ferro; un minerale particolarmente utile quando fa freddo poiché contribuisce a creare una sorta di scudo nei confronti di questo agente atmosferico esterno.

Cereali – Sono un’ottima fonte di fibre che aiuta il corpo a scaldarsi senza appesantirlo.

Broccoli e crucifere – Sono ricchi di vitamina C e di carotenoidi, precursori della vitamina A, i quali stimolano le difese immunitarie, più fragili in inverno.

Frutta secca – In particolare le noci, che forniscono all’organismo un buon apporto di zinco il quale aiuta a combattere gli stati di raffreddamento. Si consiglia poi anche il consumo di mandorle e nocciole che contengono tocoferolo (vitamina E).

La Nostra Ricetta

Minestra di legumi misti e curcuma:

Ingredienti: 

lenticchie rosse: 100gr          Fagioli cannellini secchi: 150gr     Fagioli all’occhio secchi: 150gr

scalogno       1-2 lt di acqua o brodo    patate: 250gr      curcuma       1 rametto di rosmarino

sale qb       olio extravergine oliva

Preparazione:

La zuppa di legumi e curcuma è una pietanza calda e rifocillante. Dopo aver ammorbidito in acqua i legumi, far soffriggere la scalogno tagliato fine, aggiungere i fagioli e farli rosolare. Coprire con il brodo e cuocere per 45 minuti. Intanto tagliare le patate a cubetti e aggiungere prima le lenticchie e poi le patate, aggiustare di sale ed aggiungere il rosmarino. Far cuocere per altri 25 minuti e alla fine aggiungere la curcuma, condire con un filo di olio a crudo. Buon Appetito!

della Dott.ssa Zaira Senatore – Nutrizionista

Salute Amici! In questa newsletter di Farma e Benessere vi parlerò di un prezioso organo “nascosto”: il nostro microbiota intestinale, ossia l’insieme dei microrganismi presenti nel tubo digerente, definito dagli scienziati un super-organismo dalle qualità preziose per la salute e la vita.

Non solo batteri, ma anche virus, funghi e parassiti: è questa l’eterogenea popolazione che compone il microbiota intestinale. Un mondo sempre più spesso al centro di studi e ricerche. La ragione? Dalla pacifica convivenza dei microrganismi intestinali, senza che qualche famiglia di “cattivi” prenda il sopravvento, dipendono la nostra salute e il nostro benessere.

Quando il nostro microbiota è in equilibrio si parla di eubiosi: in queste condizioni modula la risposta immunitaria, assicura il metabolismo dei nutrienti, contribuisce alla produzione di energia, tiene sotto controllo le infiammazioni e regola l’appetito. Alcuni fattori possono però alterarlo: l’età, la dieta, lo stile di vita, ma anche infezioni, interventi chirurgici e uso di farmaci, per esempio gli antibiotici. Quando la varietà dei microrganismi diminuisce, si passa ad uno stato di squilibrio definito disbiosi, che spiana la strada a patologie non solo a carico del sistema digerente: intestino irritabile, stipsi o diarrea, infiammazioni intestinali, ma anche malattie legate alla sfera immunologica, allergie, patologie autoimmuni, sovrainfezioni batteriche che possono essere la fonte di infezioni recidivanti ricorrenti dell’apparato urinario (cistiti, vaginiti, prostatiti), patologie metaboliche (insulino-resistenza, ipercolesterolemia, obesità), patologie cardiovascolari, insufficienza renale cronica e persino disturbi comportamentali e dell’umore e alcune neoplasie. Ecco perché i ricercatori e gli specialisti di più branche della medicina, dalla gastroenterologia all’oncologia, stanno conducendo studi sui preziosi microrganismi intestinali.

Come possiamo “coltivare” i batteri buoni?

Non molti sanno che comportamenti virtuosi come praticare sport, controllare lo stress e non fumare influenzano positivamente il microbiota. Ma prima di tutto occorre mangiare in modo sano e variato, stando alla larga dalle diete di esclusione, oggi tanto di moda, se non ce n’è davvero bisogno. Anche un eccessivo consumo di proteine derivanti dalla carne rossa e di zuccheri può mettere a rischio l’eubiosi. Giocano invece a favore i grassi polinsaturi, in particolare gli Omega 3 del pesce e della frutta secca e le fibre indigeribili prebiotiche, come l’inulina o i galatto-oligosaccaridi contenuti in certi vegetali, per esempio i carciofi, i porri, la cicoria e i legumi. Non meno importanti sono gli alimenti ricchi di probiotici quali i latti fermentati, il kefir e il miso. Questi microbi “buoni” colonizzano l’intestino, ci proteggono da batteri e virus patogeni e producono sostanze utili all’organismo, tra cui vitamine e acidi grassi. La dieta occidentale, sempre più povera di fibre e ricca di zuccheri, ha alterato il nostro microbiota riducendo la varietà di microrganismi di cui è composto. Vi porto a paragone un esempio: nella foresta amazzonica vivono indigeni con il microbiota più eterogeneo del pianeta. Questo perché seguono una dieta a base di vegetali crudi, rispettosa del ciclo delle stagioni. Inoltre non sterilizzano gli alimenti (quindi entrano in contatto con germi di ogni genere che alimentano la diversità della flora), e non fanno uso di farmaci. Un po’ estremista come esempio ma che può darci spunto per riflettere.

Buona salute amici e ricordate la salute dell’intero organismo dipende anche dalla salute del nostro microbiota intestinale.

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“La serenità e la gioia di vivere si sviluppano fin da quando il piccolo è nella culla, grazie all’affetto genitoriale., presentano caratteristiche capaci di comportare un’aumentata probabilità di sviluppare un disturbo in seguito ad interazione con fattori ambientali predisponenti”

I Genotest sono di vario tipo ed in particolare riguardano:

  • L’Alimentazione: NUTRIGENOMICA  infatti il metabolismo dipende per la maggior parte dai propri geni. Ciò significa che ogni individuo metabolizza gli stessi cibi in modo diverso. Il modo in cui l’organismo metabolizza gli acidi grassi, i carboidrati, le vitamine e i minerali dipende soprattutto dal proprio corredo genetico. Tenendo conto dell’analisi del proprio DNA si troveranno le risposte in merito al proprio fabbisogno nutrizionale specifico, alle caratteristiche personali e alla predisposizione a sovrappeso/obesità, intolleranza glucidica, ipercolesterolemia.
  • Lo Sport: SPORTGENOMICA. Questa categoria di genotest è specifica per sportivi professionisti, amatori e per soggetti che fanno sport. La durata e l’intensità del gesto sportivo infatti dipende da tanti fattori come: numero dei partecipanti, attrezzi utilizzati, grandezza del campo da gioco, regole e tipologia di competizione. Nel Genotest Sport vengono analizzate diverse caratteristiche suddivise in: Struttura corporea,prevenzione, infiammazione e stress ossidativo, caratteristiche metaboliche ed alimentari, risposta all’allenamento. Il risultato del test aiuta a prevenire Infortuni, massimizzare gli effetti della prestazione, migliorare la programmazione e pianificazione di allenamenti e gare, conoscere meglio se stessi e capire come convivere al meglio con le proprie caratteristiche, creare un piano nutrizionale personalizzato, allungare la “vita” sportiva.
  • La  prevenzione dell’ Alzheimer: Esiste una letteratura scientifica molto ampia che evidenzia il link tra livelli elevati di glicemia e rischio di insorgenza della malattia di Alzheimer.

In soggetti con Ipercolesterolemia familiare, soggetti con ipertensione arteriosa e segni di aterosclerosi, soggetti con elevati livelli di omocisteina e fibrinogeno e altri marcatori di inflammazione è consigliabile eseguire questo test.

Questo Genotest aiuta a conoscere gli alimenti maggiormente tollerati dal tuo corpo e che ti fanno rimanere in forma; creare una terapia nutrizionale mirata al raggiungimento di uno stato di salute ottimale; il genotest ti suggerisce inoltre un percorso diagnostico personalizzato sulla base delle patologie a cui risulti maggiormente predisposto e suggerisce una maggiore attenzione ai sintomi così da poter diagnosticare tempestivamente patologie come l’Alzheimer.

  • Farmacogenomica: nel prossimo futuro, saranno disponibili genotest in grado di valutare come ogni singolo individuo metabolizza alcuni farmaci così da poter personalizzare anche la terapia farmacologica nella speranza di ridurre gli effetti collaterali ed aumentare l’efficacia della terapia stessa.

Uno stile di vita corretto, caratterizzato da una dieta equilibrata e da una maggiore attività fisica, aiuta a mantenere o migliorare la salute e a ridurre il rischio di malattie croniche come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, il cancro.

Difficilmente una buona salute può essere ottenuta se la persona non raggiunge e mantiene un peso ideale o accettabile.

Il peso ideale è deducibile dalla valutazione della composizione corporea ottenuta tramite la bioimpedenziometria che indica la quantità e percentuale di massa magra-grassa e allo stato di idratazione.

Tali conoscenze permettono di avere una migliore valutazione dell’eccedenza o del difetto ponderale e di quantificare le necessità energetiche e nutrizionali per definire la corretta impostazione del fabbisogno nutrizionale.

Da oggi inoltre è possibile valutare il reale metabolismo basale utilizzando Il Sensewar Armband, anche chiamato Holter motorio-metabolico o più semplicemente il “ Conta Energia“. È un piccolo apparecchio, o meglio dire bracciale, che si applica sul braccio e misura in modo continuo il dispendio energetico totale, la durata e il grado di attività fisica, la durata del sonno e del tempo sdraiato.

La registrazione dei dati avviene in condizioni fisiologiche e durante le normali attività e in qualsiasi ambiente, è possibile evidenziare particolare momenti della giornata ad esempio quando si va in palestra o svolge una qualunque attività fisica programmata, potete indossarlo una giornata, per avere una idea indicativa di massima, oppure, per una migliore stima, 3 o addirittura 7 giorni .

Non essendo assolutamente invasivo, è applicabile a tutti, adulti e bambini, in qualunque condizione patologica e non patologica, è utile agli sportivi, a chi desidera realmente sapere se il proprio metabolismo è lento o veloce, a chi desidera perdere o mettere peso per personalizzare al massimo il piano alimentare.

Si porta al braccio destro in corrispondenza del tricipite, è molto comodo da indossare e il monitoraggio può essere effettuato in maniera continuativa, anche per giorni interi, con la possibilità di indossarlo in maniera discreta sotto il normale abbigliamento, senza che nessuno possa vederlo, può acquisire dati per un periodo minimo di 10 minuti e fino a 2 settimane ed archiviarli nella sua memoria per il successivo trasferimento sul pc, i dati raccolti vengono quindi analizzati, mostrati graficamente e presentati su un referto che li evidenzia chiaramente, con grafici e tabelle di facile lettura.

I vantaggi di Armband sono numerosi e il sistema è insostituibile per numerose situazioni cliniche in tutti i programmi dove è necessario seguire e monitorare il dispendio energetico, l’attività fisica, lo stile di vita e la qualità di vita, il livello di stress, o gli altri dati correlati.

Va dunque evidenziato una volta di più che la prescrizione di un programma dietetico richiede un accurato studio del paziente e un controllo nel tempo per verificare l’esito di tale intervento sanitario.